STUDIO LAFFRANCHI DI RADIOLOGIA E TERAPIA FISICA |
|
Domande poste più frequentemente Quali sostanze vengono utilizzare per la preparazione dei prodotti omeopatici? Le sostanze utilizzate sono di origine vegetale, provengono minerale e animale. Tali sostanze sono opportunamente preparate fino a produrre una tintura madre. Con questa tintura e con successive diluizioni in acqua od alcool si impregnano i granuli o i globuli omepatici.
Cosa significa la dicitura CH, K e LM sulle confezioni omeopatiche? Si riferisce al tipo di diluizione e dinamizzazione usata per preparare il rimedio omeopatico. CH significa diluizione centesimale Hahnemanniana; K significa diluizione Korsokoviana (Korsokov era un medico che seguiva le armate napoleoniche in guerra e trovò un metodo più facile per preparare i rimedi, da cui il nome); LM significa diluizione cinquantamillesimale (è un tipo di diluizione studiata dallo stesso Hahnemann negli ultimi anni della propria vita) e che apre prospettive terapeutiche nuove rispetto alle diluizioni convenzionali. La diluizione classica Hahnemaniana è la 30CH.
Quale tipo di diluizione è più valida? Sono tutte valide. L'uso di una particolare diluizione rispetto ad un'altra dipende principalmente da due fattori: dal tipo di scuola che segue il medico omeopatico e dalla fase clinica in cui si utilizza il rimedio omeopatico.
Vi sono più scuole omeopatiche? Sì, la corrente di pensiero in omeopatia in Italia si divide in tre principali scuole:
Esiste pericolo di avvelenamento da rimedio omeopatico? No, poiché superata la 12 CH non vi è più traccia della sostanza impiegata nella preparazione (viene superato il numero di Avogadro), ma anche le diluizioni inferiori presentano minime tracce della sostanza di base.
Vi sono rimedi o quantità pediatriche e per adulti? No, poiché non si lavora sulla quantità di sostanza, ma sul contenuto energetico.
Ma se al di sopra della 12 CH non vi è sostanza, come può funzionare l'omeopatia? Si ritiene che l'omeopatia, indipendentemente dalle diluizioni utilizzate, agisca stimolando la reazione dell'organismo, di conseguenza è efficace in tutte le situazioni in cui l'organismo sia ancora capace di reagire; vi sono però situazioni in cui la capacità di reazione è molto compromessa, e quindi anche l'omeopatia (come pure altre medicine) difficilmente può agire. In pratica, l'omeopatia copre tutto il campo della medicina, eccetto ovviamente la chirurgia e le situazioni più gravi della medicina d'urgenza. Sembra che l'omeopatia agisca attraverso l'interazione tra l'energia del rimedio ed il campo energetico dell'individuo. In sostanza quest'ipotesi ci riproporrebbe, in tutta la sua complessità, la teoria del vitalismo energetico studiata da Hahnemann e sopra enunciata. Lancet, la rivista della scuola di medicina ufficiale di fama mondiale, ha più volte sottolineato che l'omeopatia funziona al di là dell'effetto placebo invocato dai denigratori e, proprio confermando che allo stato attuale delle conoscenze non si sa come l'omeopatia funzioni, invita esplicitamente gli studiosi ad impegnarsi in nuove ricerche scientificamente inappuntabili (Linde 1997).
Quali malattie può curare l'omeopatia? L'omeopatia parte dall'affascinante idea di curare il malato affetto da una malattia; ciò vale a dire che non è importante in assoluto il tipo di malattia, ma tutto il ragionamento che porterà alla cura, sarà direttamente legato al paziente che si intende guarire. In questo senso viene da sé intuire che soggetti diversi, affetti dalla stessa malattia, ad esempio uno stato influenzale, potranno ricevere cure omeopatiche anche molto diverse tra loro.
Come si somministrano i rimedi omeopatici? La migliore via di somministrazione è quella sublinguale. Il rimedio va assunto preferibilmente la sera prima di coricarsi, in ogni caso non bisogna usare menta, fumo di sigaretta, dentifrici e altre sostanze che producono vasocostrizione del letto vascolare sublinguale almeno mezz'ora prima e dopo l'assunzione del rimedio; ciò vale, comunque, anche per l'assunzione di cibo. Bisogna, ancora, avere cura di non toccare i granuli con le mani, poiché essendo impregnati in superficie, può essere asportata la patina di rimedio che contengono. Nota bibliografica aggiuntiva: Bignamini M, Felisi E; Metodologia Omeopatica. Milano, maggio 1999. Casa Editrice Ambrosiana. |